Facciamo il punto con il Prof. Francesco Cognetti, docente di Oncologia Medica presso UniCamillus
È la seconda causa di morte al mondo (dopo le malattie cardiovascolari), uccide circa 10 milioni di persone ogni anno, e il suo costo sanitario globale equivale a 1,16 trilioni di dollari. Stiamo parlando del cancro, la cui Giornata Mondiale è caduta il 4 febbraio, come ogni anno.
La data è stata istituita il 4 febbraio del 2000, a seguito di un vertice mondiale tenutosi a Parigi e focalizzato su questo tema. L’obiettivo del World Cancer Day è quello di sensibilizzare su questo male così tristemente diffuso, sia promuovendo la ricerca, sia informando la comunità sulla prevenzione e sulla diffusione di servizi per diagnosticarlo e curarlo.
Se parliamo dell’Italia, il rapporto AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) “I numeri del cancro in Italia 2023” stima 395 mila nuovi casi nell’anno di riferimento, con la neoplasia più diagnosticata che continua ad essere il tumore del seno, seguito da tumore del colon-retto, del polmone, della prostata e della vescica.
Cos’è il cancro?
“Cancro” è un termine ombrello, sotto cui si raggruppano vari tipi di neoplasie, accomunate dalla proliferazione anomala e incontrollata di cellule in cui vi è una mutazione di geni. I tumori non sono tutti pericolosi per la vita: esistono anche i tumori benigni, il cui avanzamento è lento e localizzato, e le cui cellule sono simili a quelle sane. I tumori maligni, invece, crescono rapidamente e invadono non solo i tessuti vicini, ma possono metastatizzare anche in altri organi.
Le forme di cancro differiscono anche in base al tipo di cellula da cui si sviluppano: se i carcinomi nascono dalle cellule epiteliali (come nel caso del cancro al seno, alla prostata, ai polmoni e al colon), i sarcomi colpiscono i tessuti molli, come grasso (liposarcoma) e ossa (osteosarcoma). Il linfoma e il mieloma, invece, attaccano il sistema immunitario, impedendo all’organismo di produrre anticorpi per difendersi. La leucemia è il cancro del sangue (coinvolge i globuli bianchi e il midollo osseo), mentre i tumori del sistema nervoso centrale sono quelli che aggrediscono il cervello e il midollo spinale.
Prevenzione e diagnosi precoce
La buona notizia è che «il 40% dei tumori si può prevenire con la cosiddetta “prevenzione primaria”, ossia adottando stili di vita corretti» come sottolinea il Prof. Francesco Cognetti, Docente di Oncologia Medica presso UniCamillus. Come sottolinea l’esperto, i comportamenti sani da adottare prevedono regole semplici ma basilari, ossia:
- Non fumare
- Non bere alcolici in quantità smodata: si consigliano massimo un bicchiere di vino al giorno per le donne e due per gli uomini, mentre vanno evitati il più possibile i superalcolici. Queste indicazioni valgono per gli adulti, mentre si scoraggia assolutamente il consumo di alcol fra gli under 16.
- Fare attività fisica costante.
- Mantenere il peso forma.
- Mangiare in modo sano ed equilibrato, evitando soprattutto carni rosse e processate.
- Non sottoporsi in modo eccessivo alle radiazioni ultraviolette.
- Evitare il più possibile l’inquinamento ambientale.
Tuttavia, il cancro non è sempre evitabile, e questo è dovuto al fatto che hanno un grosso peso anche fattori ereditari e genetici. Per questo vi è un altro tipo di prevenzione, detta “secondaria”, che consiste nello screening costante di alcuni tipi di tumori in modo da effettuare eventualmente una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo. «Gli screening di routine, in genere, vengono effettuati per determinate tipologie di cancro – sottolinea Cognetti – Per il tumore alla mammella, ad esempio, si consiglia la mammografia alle donne tra i 45 e i 75 anni, almeno ogni due anni. Tuttavia, se ci sono altri casi in famiglia che possono far temere una predisposizione familiare, l’esame d’elezione è la RM già dai 25 anni».
Sempre dai 45 anni in su, in entrambi i generi, è fondamentale lo screening del colon retto. «Si controlla l’eventuale presenza di sangue occulto nelle feci con un test specifico, da ripetere ogni due anni – spiega Cognetti – Tuttavia, ai soggetti particolarmente a rischio per familiarità con questo tipo di tumore, si consiglia di effettuare la colonscopia con cadenza annuale o biennale».
Un altro tumore tipicamente femminile è quello della cervice uterina, causato nella stragrande maggioranza dei casi dalla presenza dell’infezione da un ceppo ad alto rischio di HPV (il Papilloma Virus, per lo più trasmissibile sessualmente). Viene consigliato il pap-test dai 25 ai 65 anni circa, per individuare in tempo eventuali lesioni pretumorali: se il pap-test è positivo, vengono effettuati esami di approfondimento, altrimenti si ripete il controllo dopo 3 anni. Un nuovo test di screening si basa direttamente sulla ricerca dell’infezione da HPV ad alto rischio: è il test HPV che si effettua dai 30 anni in su, e va ripetuto con intervalli di circa 5 anni. Se risulta positivo, occorre sottoporsi ad ulteriori accertamenti. «La migliore prevenzione è il vaccino contro l’HPV – consiglia Cognetti – altamente consigliato nelle adolescenti, ossia in quell’età che precede l’attività sessuale».
Questi tre tipi di screening, in Italia, sono attivi nell’ambito dei LEA, ossia i Livelli Essenziali di Assistenza, che prevedono che il Servizio Sanitario Nazionale fornisca a tutti i cittadini la possibilità di controllarsi periodicamente in modo gratuito o semplicemente pagando il ticket.
«Ci sono però anche altri tipi di importanti forme di screening – aggiunge Cognetti – Ad esempio, per i fumatori o ex fumatori, c’è la TC spirale dei polmoni: si tratta di un esame in grado di scoprire eventuali noduli quando sono ancora limitati e localizzati, dunque facilmente asportabili chirurgicamente; oppure, ancora, c’è lo screening per il tumore alla prostata, con la misurazione dei livelli di PSA, ma è in fase di ulteriore studio».
Un trattamento tempestivo può davvero salvare la vita di milioni di persone, ma la consapevolezza comune è ancora troppo bassa: basti pensare che, nel già citato Rapporto AIOM, nel 2023 è stata registrata una riduzione del 3% di adesione agli screening.
«Per ciò che riguarda gli screening di base, dopo il crollo delle adesioni nel 2020 (in piena pandemia), si era assistito ad una piccola ripresa nel 2021 – spiega Cognetti – Purtroppo, però, vi è stata un’altra flessione nel 2022 con valori tra il 35 e il 40% della media nazionale, con stime bassissime per tutte le regioni del Sud. Tutto ciò mentre l’Europa chiede agli Stati membri di raggiungere almeno il 90% entro il 2025».
Le cure contro il cancro
Il trattamento del cancro dipende dalla tipologia, dalla localizzazione, dalla grandezza e da quanto è diffuso. «I gruppi di terapia contro il cancro sono di vario genere – illustra Cognetti – La chemioterapia, in genere, si usa in tutti i tipi di tumore, sia nella fase avanzata (quando vi sono già metastasi), sia come trattamento neoadiuvante (prima della chirurgia o radioterapia), sia come trattamento adiuvante (dopo la chirurgia, per ridurre il rischio che la malattia possa ripresentarsi). L’ormonoterapia, invece, è ottima per i tumori ormono-dipendenti (prostata, mammella). Ancora, grande piede sta prendendo l’immunoterapia, di recente acquisizione, che ha cambiato la storia del melanoma maligno, ma anche del tumore del rene, della vescica e del polmone».
Proprio nel caso dell’immunoterapia, la ricerca sta avanzando parecchio, e nuove frontiere sperimentali sembrano più che promettenti. «Esistono gli anticorpi bispecifici (ossia molecole in grado di agire contemporaneamente su due neoantigeni specifici di quel dato tumore) e gli ADC (Anticorpi Drug Conjugates, che trasportano farmaci citotossici direttamente sulle cellule tumorali – afferma Cognetti – Ricordiamo inoltre le terapie che utilizzano i vaccini mRNA che si associano alle forme di immunoterapia più convenzionale anti Pd1, scatenando il sistema immune dell’individuo ad esercitare un’attività più selettiva verso neoantigeni specifici di ciascun tumore, con molti studi in corso per il melanoma ed altri tumori ad elevata incidenza, particolari forme di tumori della mammella, del rene, etc».
I vaccini mRNA sono famosi per la lotta contro il Covid. «Questa terapia sperimentale, in realtà, ha cominciato ad essere studiata molto prima della pandemia, ma è stata velocizzata nel periodo del Covid perché si doveva agire con celerità per combattere contro la diffusa mortalità conseguente all’infezione da SARS-CoV-2. ».
Colmare il gap delle cure e della diagnosi
Da quanto esposto, si evince che molti casi di cancro, con la giusta prevenzione e una diagnosi precoce, si possono sconfiggere o tenere sotto controllo. È fondamentale, dunque, conoscerlo. Ma non tutti hanno accesso a tale consapevolezza. Non è un caso che il 70% dei decessi per cancro avvenga nei Paesi più poveri, o comunque fra le minoranze a basso reddito.
Una recente indagine dell’Agenzia Oncologica dell’OMS (basata su 115 Paesi) e dello IARC – International Agency for Research on Cancer, ha rivelato che solo il 39% di essi finanzia adeguatamente gli “health benefit packages” o Hbp (corrispondenti agli italiani LEA) per la gestione del cancro, e solo il 28% copre l’assistenza alle persone che necessitano di cure palliative, ossia di quelle cure che leniscono le sofferenze del malato quando è in fase terminale. Questo vuol dire, inevitabilmente, che le persone meno abbienti rischiano di avere difficoltà a curarsi.
Le disuguaglianze emergono anche in base all’Indice di Sviluppo Umano (HDI), con notevoli disparità nelle diagnosi e nei tassi di mortalità: le donne nei Paesi a bassi HDI presentano il 50% in meno di probabilità di ricevere una diagnosi di cancro al seno, rispetto a quelle nei Paesi ad alto HDI, con un rischio di mortalità più elevato dovuto a diagnosi tardive e accesso limitato a trattamenti di qualità.
Non è un caso che la campagna triennale 2022-2024 del World Cancer Day sia intitolata “Close the Care Gap”, con l’auspicio di colmare il divario assistenziale dovuto a differenze di reddito e istruzione. «Questo è un tema prioritario, sia per la FOCE – Federazione Oncologi, Cardiologi ed Ematologi, sia per il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, da me coordinato – commenta il Prof. Cognetti – Il nostro obiettivo è quello di migliorare le condizioni del SSN. Il nostro sistema sanitario, infatti, ha ricevuto il colpo di grazia dal Covid, ma già da 10-15 anni è sofferente a causa di una crisi strutturale e organizzativa dovuta a carenza di personale, tagli e scarsi finanziamenti». A tal proposito, il nostro esperto tiene a ricordare che l’art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce «la salute come diritto fondamentale dei cittadini. E quel “fondamentale” è un aggettivo che non è presente in nessun altro articolo della Costituzione: questo vuol dire che i cittadini devono essere tutti uguali di fronte alla salute. Ma quanto possiamo dire che questo avvenga davvero? Per questo siamo tutti tenuti a diffondere una maggiore consapevolezza, per diagnosticare e sconfiggere questa malattia».