UniCamillus è in prima linea nel contrasto ad ogni forma di violenza di genere. Tra queste, una delle più atroci è senza dubbio la mutilazione degli organi genitali femminili, di cui ancora molte donne, soprattutto giovani, sono vittime. Per questo motivo il prossimo 6 febbraio, in occasione della Giornata Internazionale contro le MGF, l’Università Medica Internazionale di Roma sarà tra i promotori del convegno “Mutilazioni Genitali Femminili e Violenza di Genere. Dallo stalking al Femminicidio, restituire dignità e salute alle donne tra Nord e Sud del mondo”.
L’evento si terrà presso l’Auditorium Cosimo Piccinno, nella sede del Ministero della Salute in Lungotevere Ripa. Responsabile dell’organizzazione è il professor Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto Internazionale delle Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali, che ha così commentato l’importanza di affrontare simili tematiche: “Il contrasto alle pratiche di mutilazione dei genitali femminili non può prescindere da una più approfondita conoscenza di tutto il contesto culturale che vi ruota intorno. In molti casi intercorrono legami religiosi e sociali che vanno compresi per poter debellare tale fenomeno. Occorre che medici e operatori sanitari siano preparati ad affrontare queste situazioni, per predisporsi al dialogo e all’accoglienza di chi è vittima di questo genere di violazione fisica. E l’unico modo per farlo è diffondere il più possibile la consapevolezza di questi fenomeni”.
Con il concetto di mutilazioni genitali femminili si individuano infatti in maniera generica tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Pratiche che non hanno alcuna valenza, né giustificazione, medico-scientifica e che, anzi, nella maggior parte delle situazioni, vengono effettuate in condizioni igienico-sanitarie scarse o del tutto assenti, con ben evidenti conseguenze per la salute fisica e psichica delle donne, sia a breve, sia a lungo termine. Alla base di questo vero e proprio sopruso sul corpo femminile vi sono motivazioni culturali legate a retaggi sociali del passato, sopravvissuti però fino ad oggi. Rappresentano in pieno la profonda e radicata disuguaglianza di genere, che domina nelle società in cui sono praticate; ma sbaglia di grosso chi ritiene che siano realtà ben lontane da noi. L’origine è lontana nel tempo, per lo più in alcune zone dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche in aree isolate del Sud America. I grandi spostamenti di persone che si sono verificati nella storia, fino ad arrivare agli odierni fenomeni migratori, hanno fatto si che oggi atti di mutilazione di organi genitali femminili vengano perpetrati in ogni parte del globo. A seconda della tipologia e del contesto, le MGF assumono i connotati di una sorta di rito di passaggio, di un prerequisito per il matrimonio o, in altri casi, di un simbolo identitario, imposto dagli uomini sulle donne delle rispettive comunità. In ogni caso, da qualunque punto di vista, queste pratiche sono riconosciute come atti di estrema misoginia delle società patriarcali che mortificano il corpo delle donne. L’Assemblea Generale dell’ONU, con la risoluzione 67/146 del 2012, si è espressa per la tolleranza zero verso qualsiasi forma di MGF, istituendo proprio il 6 febbraio come giornata mondiale per la sensibilizzazione su questo tema.
Le stesse Nazioni Unite stimano che circa 68 milioni di bambine, ragazze e giovani donne in tutto il mondo rischino di subire questa violazione dei propri diritti e integrità fisica. Scopo della conferenza è quello di contribuire a diffondere un messaggio chiaro nel contrasto a queste pratiche: per promuoverne l’abbandono delle MGF bisogna portare avanti sforzi sistematici e coordinati di intere comunità. Sono quindi necessarie sempre più iniziative culturali, clinico-scientifiche e azioni politiche mirate per una sempre più efficiente e capillare tutela dei diritti umani.
“Chiunque di noi abbia la possibilità di adoperarsi in qualsiasi modo per aiutare a porre fine a tali orribili atrocità sul corpo delle donne – ha dichiarato il Rettore di UniCamillus, Gianni Profita – ha il dovere morale di farlo. Per questo sono orgoglioso di poter dire che il nostro Ateneo sostiene convintamente e concretamente eventi come questo che si terrà il 6 febbraio. Qualunque azione di contrasto non può prescindere dalla presa di coscienza della realtà dei fatti. Purtroppo si constata ancora la poca consapevolezza di quanto sia diffusa questa piaga delle mutilazioni genitali femminili. È cogente quindi per la comunità medico-scientifica in primis spendersi per far capire quanto sia grave il problema e quanto sia urgente porvi rimedio”.