La Prof.ssa Stefania Chiappini, docente di Psichiatria presso UniCamillus, commenta lo studio australiano sulla chimica dell’innamoramento
L’amore è questione di “chimica”? Assolutamente sì! Lo dimostra uno studio dei ricercatori dell’Università di Canberra, dell’Università dell’Australia del Sud e dell’Australian National University, pubblicato sulla rivista Behavioral Sciences.
Gli studiosi hanno analizzato le reazioni emotive di 1556 giovani adulti che si dicevano innamorati: il risultato ha dimostrato che, quando si prova passione per qualcuno, letteralmente “cambia la chimica del cervello”.
In particolar modo, la ricerca esamina il cosiddetto BAS, o Sistema di Attivazione Biopsicologico, correlato ai circuiti dopaminergici della ricompensa, della motivazione e del piacere (ossia la gratificazione amorosa).
Il BAS è ciò che attiva il cosiddetto “amore romantico”, ossia quell’intensità emotiva che si prova soprattutto all’inizio di una relazione, e che coinvolge la scelta del compagno, il corteggiamento, il sesso e l’instaurarsi di un legame di coppia.
Il BAS si traduce in attività cognitiva (idealizzazione del partner, preoccupazione per lui, pensieri frequenti rivolti all’amato), attività emotiva (desiderio sessuale, tristezza quando la relazione non fluisce bene) e attività comportamentale (ricerca del contatto fisico, gesti nei confronti dell’amato).
I principali “colpevoli” di questo scombussolamento amoroso sono l’ossitocina (l’ormone dell’euforia) e la dopamina (neurotrasmettitore correlato al piacere e alla ricompensa).
L’ossitocina: l’ormone dell’amore
Ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Stefania Chiappini, docente di Psichiatria presso UniCamillus.
«L’ossitocina, considerata nel gergo comune “ormone dell’amore“, è prodotta nell’ipotalamo e rilasciata nel sangue dall’ipofisi – spiega la Chiappini – È un ormone essenziale per il parto e l’allattamento, e sembra che i suoi livelli aumentino quando si abbraccia qualcuno. Inoltre, promuove sentimenti positivi, favorisce la sensazione di benessere, appagamento e fiducia, riduce i livelli stress e ansia, stimola sentimenti di tenerezza e calore, svolge un ruolo nel mantenimento a lungo termine dei legami. Bassi livelli di ossitocina sono stati collegati a sintomi di depressione, compresa la depressione post-partum».
Quello dell’ossitocina è un vero e proprio circolo virtuoso: in pratica, l’ormone provoca un’azione che stimola il suo stesso rilascio. «Ad esempio, quando un neonato viene allattato per suzione, si attivano meccanorecettori del capezzolo e della cervice, creando un circuito di feedback positivo che porta ad un ulteriore rilascio di ossitocina nel cervello» illustra la nostra esperta.
Dopamina: la sostanza del piacere
La dopamina, invece, nella cultura popolare è spesso rappresentata come la “sostanza chimica del piacere”. Non a caso è «tra i neurotrasmettitori più importanti del nostro corpo, è rilasciata dall’ipotalamo ed è associata al desiderio, alla ricompensa e agli stati euforici – afferma la Prof.ssa Chiappini – La dopamina segnala la prominenza motivazionale percepita (cioè la desiderabilità o l’avversità) di un risultato che, a sua volta, spinge il comportamento dell’organismo verso o lontano dal raggiungimento di quel risultato».
Tutto ciò che gira intorno alle emozioni coinvolge i circuiti dopaminergici. «In questo sistema, intervengono anche il sistema limbico, il cuore emotivo del cervello, con l’amigdala e l’ippocampo, che registrano la memoria di quell’emozione e la sua intensità; inoltre, è coinvolto il nucleo accumbens, che è particolarmente implicato nel circuito della ricompensa».
Le aree cerebrali che appartengono a questo circuito ospitano i recettori dell’ossitocina, che riveste un ruolo fondamentale nel rendere piacevoli le interazioni sociali.
Differenze di genere nell’assetto chimico dell’amore
Ci sono differenze tra uomini e donne nel funzionamento di queste “sostanze dell’amore”? «Assolutamente sì – conferma la Chiappini – Ad esempio, le donne tendono ad avere livelli più elevati di ossitocina, spesso associata all’empatia e alla connessione sociale, mentre gli uomini possono avere livelli più elevati di dopamina, che è coinvolta nella motivazione e nel piacere».
I livelli di queste sostanze, nelle donne, possono cambiare anche durante le diverse fasi della vita, come la gravidanza e l’allattamento, per favorire il legame madre-bambino e il comportamento materno. Nel caso degli uomini, invece, «i livelli di ossitocina possono aumentare in risposta a comportamenti di affiliazione, come l’abbraccio o il contatto fisico con un partner romantico – espone la nostra docente – Gli uomini tendono a mostrare una maggiore risposta della dopamina a stimoli gratificanti, come il cibo, il sesso e le attività ricompensanti. Le donne, d’altra parte, possono avere una risposta più pronunciata della dopamina a stimoli sociali e relazionali, come il ricevere complimenti o il sentirsi apprezzate».
Il sistema psicobiologico dell’innamoramento a seconda dell’età
Le differenze nella produzione di queste sostanze si manifestano non solo tra generi diversi, ma anche tra età diverse. «Durante la pubertà, i cambiamenti ormonali influenzano la risposta della dopamina, contribuendo alle fluttuazioni dell’umore e alla ricerca di nuove esperienze tipiche di questo periodo della vita – conclude la Chiappini – Con l’avanzare dell’età, si possono verificare cambiamenti nei livelli e nella sensibilità agli ormoni, compresa l’ossitocina e la dopamina. Nelle donne, la menopausa può influenzare i livelli ormonali, portando a fluttuazioni dell’umore e cambiamenti nel desiderio sessuale, che possono essere correlati anche a variazioni nella dopamina e nell’ossitocina. Negli uomini, l’invecchiamento può influenzare la funzione sessuale e il desiderio, potenzialmente correlato a cambiamenti nei livelli di dopamina».