Venerdì 24 novembre si è tenuto presso UniCamillus un importante appuntamento del ciclo “Orizzonti della Medicina” dal titolo “Medicina e Astronauti: esplorare la salute nello spazio”. E’ stato affrontato l’affascinante tema della medicina spaziale, che si occupa degli effetti dell’ambiente spaziale sul corpo umano e sviluppa strategie per mantenere la salute degli astronauti durante le missioni nello spazio.
Gli astronauti in orbita sperimentano una microgravità che può avere effetti significativi e a lungo termine su sistema muscolo-scheletrico, circolazione sanguigna e sistema immunitario. Inoltre, sono sottoposti a radiazioni cosmiche nocive, senza tralasciare il difficile adattamento psicologico che i cosmonauti sperimentano a causa dell’isolamento e dell’alterazione della loro quotidianità.
Dopo i saluti istituzionali di Gianni Profita, Rettore UniCamillus, e di Donatella Padua, delegata alla Terza Missione dell’Ateneo, c’è stato l’intervento di apertura di Silvia Mari, ingegnere biomedico dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Andare su Marte non è una passeggiata di salute – afferma la Mari – la microgravità accelera l’invecchiamento, e occorre capire come evitare queste conseguenze sugli astronauti».
L’invecchiamento di cui ha parlato la Mari è frutto della sovrapproduzione di radicali liberi che avviene in assenza di gravità. È stato questo il topic dell’intervento di Gianni Ciofani, Senior Researcher dell’IIT Istituto Italiano di Tecnologia. «Lo stress ossidativo provoca infiammazioni e tumori – specifica Ciofani – Noi studiamo nanotecnologie che ci aiutino a combatterlo, nello spazio e sulla Terra».
Sulla microgravità si è soffermata anche Maria Patrizia Orlando, docente di Otorinolaringoiatria presso UniCamillus, audiologa e ricercatrice CNR IMM – ARTOV di Roma, che ha parlato di “A.U.D.I.O. PROJECT”, un esperimento diagnostico che analizza la funzionalità auditiva in assenza di gravità: «Volevamo valutare se l’abbassamento auditivo lamentato dagli astronauti dipendesse dall’aumento della pressione intracranica che avviene nello spazio».
Poi è stata la volta di Jeanette Maier, docente del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’Università di Milano, che ha evidenziato quanto la medicina spaziale sia utile alla medicina terrestre: «Basti pensare alla medicina di genere: le alterazioni subite nello spazio dalle astronaute donne sono molto diverse rispetto a quelle evidenziate nei loro colleghi maschi».
Il convegno è stato moderato da Francesco Prati, presidente della commissione didattica del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia presso UniCamillus e direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale “San Giovanni Addolorata” di Roma.
Entusiastiche le parole del Rettore Profita: «Non posso che elogiare gli esperti e i professionisti presenti per il loro contributo significativo a farci comprendere come persino lo spazio possa ispirare nuove prospettive nel campo della ricerca per la salute».