Il progetto “Studenti per la ricerca” ideato e promosso dall’Università Medica Internazionale di Roma coinvolge gli allievi di Medicina nei settori di ricerca medico-scientifica già prima che completino il percorso accademico.
UniCamillus è la prima università in Italia a coinvolgere gli studenti di Medicina nei progetti di ricerca, come parte integrante del loro percorso di studi. L’iniziativa – promossa dal Direttore del Master in Riabilitazione Maxillo Facciale, Professor Piero Cascone, e dalla Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Professoressa Barbara Tavazzi – nasce dalla constatazione che la ricerca scientifica nel periodo universitario è troppo spesso relegata alla sola attività di stesura della tesi. Questo finisce in molti casi per pregiudicare la possibilità di valorizzare a pieno il ricco apporto di energie e idee innovative che può emergere dai giovani studenti.
Attraverso questo progetto, iniziato un anno fa, UniCamillus intende quindi convogliare queste energie propositive verso un’attività utile sia per la formazione professionale e l’accrescimento culturale del singolo, sia come stimolo per l’innovazione ed il progresso della società. Agli studenti viene infatti offerta un’opportunità di crescita personale, nonché l’acquisizione di un plus curricolare.
A guidarli, in gruppi da 3 o 4 persone, selezionate su base volontaria, sono gli stessi docenti che li indirizzano, a seconda degli ambiti di interesse, in attività che occupano non meno di 3 ore a settimana e che durano al massimo un anno, senza intaccare il loro rendimento negli esami e nelle altre attività curricolari. Agli studenti, che vengono coinvolti da subito attivamente nel lavoro, viene insegnato il metodo necessario per l’elaborazione di una ricerca di rilievo internazionale, che possa arrivare ad ottenere una pubblicazione. Alla fine del percorso, al momento della presentazione dei risultati, i nomi degli studenti compariranno tra coloro che vi hanno contribuito.
“I ragazzi, soprattutto nell’ambito della medicina, non sono di solito immediatamente orientati verso la ricerca – spiega la Professoressa Tavazzi – Invece in questo modo, oltre che ampliare le loro competenze, è possibile che si appassionino al lavoro di ricerca, orientandovisi fin da subito. In ogni caso questa attività torna loro utile perché da quando il Ministero ha istituito l’ASN (Abilitazione Scientifica Nazionale) più che gli anni di esperienza, viene considerata la valenza scientifica del lavoro svolto per poter assumere l’idoneità a ricoprire ruoli di prima o seconda fascia a seconda dei casi. Si punta molto quindi sull’aspetto scientifico e se i ragazzi non imparano da subito che cosa significa, in una ipotetica carriera universitaria si trovano inevitabilmente in difficoltà”.
Positiva e ricca di entusiasmo è stata sin da subito la risposta degli studenti stessi. Martina Longo, studentessa di Medicina e Chirurgia del terzo anno (era al 2° quando ha partecipato al progetto) ha raccontato così la sua esperienza: “Io e i miei colleghi abbiamo imparato come si fa una ricerca, come si trattano le fonti, si confrontano e se ne valuta l’attendibilità. L’attività pratica in laboratorio ci ha permesso di collaborare con professionisti ed esperti non in una condizione di semplici allievi, ma vivendo la responsabilità diretta di essere partecipi di un lavoro vero e proprio, i cui risultati sarebbero poi stati pubblicati e diffusi”. La ricerca a cui ha partecipato verteva su possibili diversi approcci alle cure ortodontiche nei soggetti ancora in via di sviluppo e i risultati sono stati presentati all’International Conference on Oral and Maxillofacial Surgery di Vancouver a giugno 2023. “Grazie a questa attività – ha aggiunto Martina Longo – si riescono a mettere in risalto aspetti della professionalità medico-scientifica spesso non considerati nei corsi tradizionali. Con questo approccio non strettamente didattico-pedagogico mi è stato possibile sviluppare e affinare anche tutte quelle abilità trasversali e relazionali, oggi sempre più necessarie nell’attività lavorativa”.
Dello stesso avviso anche Iga Mamińska, un’altra studentessa di UniCamillus, che ha preso parte a un progetto di ricerca medica che abbraccia anche la storia: “Insieme al professor Cascone stiamo lavorando sullo studio di un trauma maxillo-facciale, subito dall’ammiraglio Horatio Nelson. Il progetto è particolarmente interessante per l’ampia gamma di aspetti che copre. A partire dalla lettura delle lettere d’archivio inviate dall’eroe della battaglia di Trafalgar alla sua amata, per finire con l’analisi approfondita delle caratteristiche delle fratture maxillo-facciali. Personalmente ho sempre saputo che mi sarebbe piaciuto dedicarmi a questo tipo di attività accademica e grazie a questo progetto ho avuto l’opportunità di lavorare sul processo di creazione di un lavoro di ricerca fin dall’inizio, di vederlo svilupparsi a partire dalle idee, di prendere parte a riunioni, consultare il lavoro già svolto, condividere materiali e opinioni di tutti i membri. Inoltre, il progetto mi dà anche la libertà di sviluppare i miei concetti, di immergermi nei dettagli delle attività accademiche, che, secondo me, sono parte integrante della carriera medica”.